Low Tech - il riciclo nell’arte

Una volta le cose erano fatte per durare ed erano caduche. Quindi veniva calcolata la loro deperibilità per farle diventare sempre più belle. Oggi le cose si producono per essere effimere ed allo stesso tempo si proteggono con vernici ed altre sostanze, perché sembrino eterne.


Roberto Peregalli


Non pensiamo mai a come invecchieranno le cose. Si studiano i materiali così come sono, nel momento in cui escono dalle fabbriche, e non come essi diventeranno con il passare del tempo, come essi potranno mutare con l’usura.

Se l’arte contemporanea diventa un bene di consumo, materia deperibile -ed è sempre più frequente l’uso da parte degli artisti di materiali dei quali non è stata verificata nel tempo la durata o l’alterazione- c’è anche una volontà di fare arte con materiali residui e usati: è “il riciclo nell’arte”. La modalità di accatastare materiali e oggetti di scarto per fare arte potrebbe trasferirsi in architettura.


Nell’ambito dell’attività di ricerca sperimentale sul tema del riciclo Leone Spita ha progettato e realizzato allestimenti delle opere dell’artista bruno da Todi, dei lavori dell’architetto Francesco d’Ayala Valva, un altare e un reliquario per le spoglie della Beata Maria Teresa Scrilli.

Tokyo Dress Code: Young, Smart, Casual, in «Area», Motta Editore, n. 84, 2006